Nasce la startup di protesi che dà una mano agli amputati dell’India rurale
“C’è una voragine nel mercato delle protesi”, dichiara Abhit Kumar, cofondatore di Social Hardware, startup indiana del settore biomedicale. “Il nostro obiettivo è quello di riempire quel vuoto sviluppando protesi per gli amputati dell’india rurale: la maggior parte vittime di incidenti agricoli”.
Secondo il censimento del 2011, in India il 2,21% della popolazione vive con una disabilità. Di questa popolazione, il 20,3% ha una disabilità di movimento e la maggior parte abita in zone rurali. Il tasso più alto di amputazioni si registra in queste località a basso reddito, dove tanti abitanti lavorano nel settore agricolo o in quello edilizio. Le loro protesi vengono solitamente importate dall’estero, e possono costare oltre sei volte il reddito medio mensile di una famiglia indiana.
Dopo aver studiato varie soluzioni esistenti, i co-fondatori di Social Hardware, Abhit Kumar e Cameron Norris, hanno capito che c’era bisogno di un nuovo approccio nella progettazione di protesi per il paese. I due si sono conosciuti online tramite la comunità di Reddit, collaborando a un progetto open-source per creare una nuova protesi per un collega disabile. Kumar vantava competenze nel settore biomedicale e della robotica; Norris lavorava nel mondo delle startup del Regno Unito.
Il percorso intrapreso
Ormai riconosciuta nell’ambito dell’iniziativa Startup India e come partner dell’associazione non profit Association of People with Disability (APD), Social Hardware si adopera per fornire protesi degli arti superiori agli amputati in zone rurali.
Lavorando con APD e altri centri per disabili, Social Hardware offre anche l’accesso a un programma di riabilitazione, con lo scopo di aiutare l’amputato all’utilizzo della protesi per la vita quotidiana. La startup intende mantenere il prezzo di ogni mano prostetica al di sotto di ₹20.000 (circa 260 euro). Coloro che completeranno con successo il programma, invece, riceveranno le protesi gratuitamente.
“Parlando direttamente con i disabili e con gli specialisti nel settore, abbiamo scoperto che la maggior parte dei dispositivi non sono adatti all’india rurale”, dice Norris. “In particolare, la durabilità e l’igiene di queste protesi sono due questioni importanti che non vengono risolte in modo appropriato”.
Tutto sta nel polso
Per adattare i loro prodotti alla vita rurale, Social Hardware ha creato il connettore di polso Avocado, un dispositivo ausiliario per fissare in modo sicuro gli attrezzi alle protesi. “Ci siamo ispirati al design della tecnologia militare”, spiega Norris. “Abbiamo esaminato vecchi brevetti per familiarizzarci con il montaggio di accessori in contesti militari”.
L’obiettivo era anche quello di assicurare una certa compatibilità con il sistema di ancoraggio di connettori realizzato da ALIMCO, uno dei maggiori produttori indiani di protesi e ortesi. “Abbiamo preferito integrare, anziché rimpiazzare, le soluzioni che erano già disponibili sul mercato, dice Norris. “Volevamo creare un dispositivo aggiuntivo che si inserisse tra la mano bionica e l’invasatura, che servisse a fissare qualsiasi utensile di cui si avesse bisogno”.
Prima, però, bisognava risolvere i problemi con le protesi esistenti. Le protesi a comando mioelettrico, per esempio, non sono controllate dalla contrazione muscolare dell’utente, ma da impulsi generati da batterie con una durata limitata; in genere poi non sono abbastanza robuste per i lavori più faticosi. Le protesi ad energia corporea sono generalmente molto più resistenti e non richiedono batterie, ma sono pesanti e hanno una funzionalità limitata. Kumar e Norris hanno voluto unire i vantaggi di entrambi i mondi: la leggerezza e funzionalità di un arto protesico a comando mioelettrico, con la durabilità e l’affidabilità di un dispositivo a energia corporea.
Per raggiungere questo equilibrio, Social Hardware ha deciso di avvalersi della progettazione generativa. Con Autodesk Fusion 360, Kumare e Norris hanno dato via ad un processo di generative design in cinque fasi, per ridurre il peso del connettore di polso Avocado. “Il design generativo ci ha permesso di ridurre il peso del connettore da 300 a 96 grammi, senza dover rinunciare a qualità e durabilità”, afferma Kumar. “Per ottenere questi risultati con i mezzi tradizionali ci sarebbero voluti mesi di prove”.
Grazie alla progettazione generativa, Social Hardware ha potuto anche risolvere altre difficoltà. “Le protesi sono spesso associate con problemi di sudore e di calore, soprattutto in ambienti umidi o se si fa un lavoro faticoso”, spiega Norris. “Abbiamo fatto ricorso al design generativo per creare un’invasatura leggera e traspirante con un’estetica migliore. Anche se ci rivolgiamo alle comunità a basso reddito, vogliamo che abbiano la sensazione di indossare la tecnologia più nuova e avanzata”.
Protesi per la produzione di massa
Nei piani futuri di Kumar e Norris c’è il desiderio di passare da un prototipo funzionante a un prodotto finale pronto per la produzione di massa. Mentre si preparano alla fase di sperimentazione clinica della protesi per ottenere una certificazione medica, hanno in programma di lavorare con agenzie umanitarie internazionali per portare i loro dispositivi negli altri paesi APEC.
Inoltre, i fondatori di Social Hardware vogliono mettere a disposizione, sotto forma di pre-ordine, la prima versione commerciale del loro dispositivo come kit per lo sviluppo di protesi destinato all’istruzione STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Il kit includerà tutto ciò di cui hobbisti, ricercatori e studenti hanno bisogno per costruire la loro mano protesica.
“Stiamo fornendo questo kit per incoraggiare altri a partecipare allo sviluppo della tecnologia assistiva, ed educare i giovani al concetto del prodotto”, dice Kumar. “Per di più, si basa sulle nostre fondamenta: innovazione frugale e design partecipativo”.