Politica, innovazione e infrastrutture superano smentite e paure nel dibattito sul clima
L’attuale dibattito sul clima è molto controverso, soprattutto nelle sue frange più estreme: una parte dello spettro ritiene che non ci sia nulla di cui preoccuparsi; l’altra, al contrario, crede che la Terra finirà distrutta entro il 2050. Nessuno dei due punti di vista è costruttivo, perché sia le negazioni che la paura portano a reazioni di panico, rabbia e ad accuse reciproche, non alle soluzioni. Ormai il dibattito non riguarda più cosa sta succedendo ma che cosa occorra fare e, soprattutto, quando occorra farlo.
Per chi se lo ricorda, era già successo qualcosa di simile negli anni Settanta: all’epoca, il timore crescente riguardava l’inquinamento e la sovrappopolazione, con paure e negazioni che si alimentavano a vicenda. Alcune persone pensavano che l’inquinamento non fosse un problema e che, di conseguenza, non ci fosse nulla da cambiare.
Dall’altra parte, film e libri dell’epoca delineavano uno scenario disastroso: Soylent Green, Silent Running, No Blade of Grass, The Population Bomb. Le persone sarebbero morte soffocate dall’inquinamento, mentre la sovrappopolazione avrebbe portato a carestie e cannibalismo. Ma, una volta superato il panico iniziale, le persone avrebbero finalmente potuto tirare un respiro di sollievo (nel vero senso della parola), schiarirsi le idee con calma e intraprendere azioni pragmatiche.
Cosa che in effetti è successa, con azioni che hanno riguardato la politica (la Direttiva UE 2016/2284, il D.Lgs 152/2006 e le norme sull’inquinamento globale), l’innovazione (la tecnologia per il controllo dell’inquinamento delle centrali elettriche e la tecnologia per la produzione del cibo necessario per alimentare una popolazione mondiale quasi raddoppiata) e le infrastrutture (aumento degli investimenti nei trasporti pubblici).
Queste azioni erano sufficienti per prevenire i problemi climatici di oggi? Decisamente no, e con il passare del tempo alcune persone sono diventate troppo accomodanti. Oggi bisogna cambiare rotta.
Invece di sconvolgere tutti con spaventosi scenari apocalittici che provocano “eco-ansia” e cercano di impegnare le persone atterrite in azioni che non sono in grado di risolvere i problemi o che possono avere conseguenze inattese, il modo migliore per guardare al futuro è costituito da un energico intervento a livello politico, continue innovazioni in tecnologia e rapidi investimenti nelle infrastrutture del settore energetico. Sono probabilmente queste le migliori opportunità per il cambiamento e per trovare il modo di avvicinare punti di vista altrimenti lontani.
Il cambiamento climatico è un rischio per la nostra esistenza?
Uno dei trattati più utili sul cambiamento climatico è stato redatto da un gruppo di lavoro dell’Università di Yale. “Modeling Uncertainty in Integrated Assessment of Climate Change” affonda le sue radici nella matematica e nella scienza, ma la conclusione è: “Tutti i modelli di cambiamento climatico hanno un grande grado di incertezza: comprendere questa incertezza è di fondamentale importanza per riuscire a compiere scelte informate e tempestive per combattere il cambiamento climatico”.
Mentre certi studi prevedono aumenti della temperatura globale nel periodo post-industriale (dal 1900 in poi) di 5 °C o più, l’attuale opinione condivisa è che siano più probabilmente di 3 °C. Però, prima che qualcuno possa concludere “Non è poi così male”, lasciate che vi dica: “Va davvero male”.
Il modo migliore per guardare al futuro è costituito da un energico intervento a livello politico, continue innovazioni in tecnologia e rapidi investimenti nelle infrastrutture del settore energetico.
Una tale variazione della temperatura globale farà innalzare il livello dei mari, aumenterà la potenza dei fenomeni atmosferici (uragani, incendi boschivi, ondate di calore), ridefinirà i confini delle regioni aride e fertili, obbligherà milioni di poveri a spostarsi e avrà un impatto significativo sulla vita dell’uomo. Quello che non farà sarà distruggere il pianeta o l’intera umanità. Né il cambiamento avverrà improvvisamente o senza segnali. Negare il problema o correre come impazziti in preda al panico sono entrambi atteggiamenti ingiustificati, che non aiuteranno ad adottare un cambiamento significativo e duraturo.
Quale può essere il ruolo della politica?
Autodesk ha condannato chiaramente il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi nel 2017 e condivide lo stesso punto di vista per l’allontanamento formale annunciato la scorsa settimana. Come azienda, denunciamo anche la riduzione degli standard CAFE relativi alle emissioni delle automobili statunitensi.
Crediamo che i politici debbano smettere di concedere riduzioni alle aziende ad alte emissioni di carbonio e poi formulare e adottare nuove politiche coraggiose. I governi devono spingere affinché queste industrie adottino pratiche sostenibili. Le politiche pubbliche devono disincentivare i principali inquinatori, incentivando invece gli investimenti in pratiche sostenibili e in tecnologie che possano avere ricadute positive sulla società. La soluzione migliore è introdurre una tassa sulle emissioni di carbonio.
I programmi di tassazione di tali emissioni, se strutturati correttamente, renderebbero meno convenienti i processi che producono grandi quantità di carbonio e mitigherebbero l’impatto sui singoli individui. Inoltre, aumenterebbero significativamente le entrate, che potrebbero essere utilizzate per sostenere le comunità più colpite dall’inquinamento e dai crescenti costi energetici. I governi dovrebbero anche spronare la ricerca di soluzioni innovative per l’emergenza climatica, incluse le tecnologie per lo sfruttamento delle energie solare, eolica, geotermica, idroelettrica, talassotermica, dell’idrogeno e delle cellule a combustibile, delle biomasse e forse anche la controversa soluzione provvisoria della geoingegneria.
Questo è più facile a dirsi che a farsi, ma Autodesk è impegnata a guidare altre aziende nel supportare apertamente i programmi statunitensi di tassazione del carbonio, analogamente alla RGGI della Nuova Inghilterra e al programma californiano Cap-and-Trade. Le aziende devono usare il loro notevole potere politico per sostenere le variazioni decisionali pubbliche volte a incentivare i comportamenti corretti, anche se questi sono costosi o controversi.
Quale aiuto potrà venire dall’innovazione?
Chi può sapere da dove arriveranno le prossime innovazioni rivoluzionarie? In ogni caso, bisogna continuare a sostenere la ricerca. Per combattere il cambiamento climatico sono necessari solidi incentivi e supporto per le tecnologie innovative in grado di rallentare il passo dell’aumento della temperatura globale e di prevenire aumenti futuri dopo il 2100.
La Autodesk Foundation ha programmi che investono in start-up, organizzazioni no-profit e di altro tipo impegnate nella creazione della prossima generazione di tecnologie sostenibili. Gran parte del lavoro innovativo viene effettuato nel settore della cattura e sequestro dell’anidride carbonica, dei materiali da costruzione e della produzione di energia sostenibile (inclusa un’energia nucleare più moderna per colmare il divario tra combustibili fossili e fonti rinnovabili).
Ma il settore chiave dei nostri investimenti è lo sviluppo della tecnologia a supporto dell’innovazione. Nei prossimi cinque anni l’intelligenza artificiale e il cloud computing varieranno radicalmente il modo in cui le persone progettano, costruiscono e fabbricano. Gli architetti si stanno già facendo un’idea del modo con cui contestualizzare il cambiamento climatico, capire le decisioni da prendere e dimostrare quale possa essere la migliore.
Recentemente, il colosso delle costruzioni Skanska ha stretto un accordo con Arup, il Carbon Leadership Forum, Katerra, Microsoft e Autodesk per progettare il calcolatore del carbonio immagazzinato nelle costruzioni (EC3), che quantifica il carbonio immagazzinato all’interno dei materiali da costruzione per cercare di rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dall’Accordo di Parigi.
Perché il prossimo grande tema sarà la conservazione dell’energia?
Un aspetto che appare sottovalutato, ma che era già stato evidenziato da Bill Gates, è la necessità di una migliore conservazione dell’energia e di reti energetiche intelligenti, in grado di gestire la cattura e la distribuzione dell’energia prodotta in modo sostenibile. Gates sostiene che le sovvenzioni per l’energia eolica e solare dovrebbero essere destinate a reti e batterie per la conservazione dell’energia, e che parte degli investimenti necessari potrebbe essere ricavata dalle grandi compagnie petrolifere e del gas che stanno già investendo miliardi nelle energie rinnovabili: un settore che ha bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Un segnale positivo è che Wood Mackenzie Power & Renewables prevede che gli investimenti per la conservazione dell’energia cresceranno fino a 71 miliardi di dollari entro il 2024. Questo è uno dei settori maggiormente in grado di modificare la traiettoria del clima, perché un’economia basata esclusivamente sull’elettricità, cioè alimentata in modo sostenibile, ha bisogno di nuove tecnologie per la conservazione e di reti di alimentazione per poter funzionare in modo efficace.
Servono investimenti diffusi a livello globale nel settore delle nuove infrastrutture per la distribuzione di energia e, inoltre, le reti intelligenti devono essere in grado di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso per l’uso notturno. Senza una rete intelligente e adattabile in grado di conservare il surplus energetico andrà tutto sprecato.
Affinché questo sviluppo infrastrutturale possa decollare, serve che più persone installino sistemi alimentati da energia solare sui tetti delle loro abitazioni o aziende. Le tecnologie sono sempre più vantaggiose e quindi l’invito, rivolto a chi le può installare e utilizzare, è quello di guardare non solo al ritorno economico, ma anche alle ricadute sociali che queste offrono, permettendo di contribuire direttamente a cambiare e finanziare lo sviluppo tecnologico del futuro.
Qual è il ruolo delle aziende del settore tecnologico?
Le aziende del settore tecnologico devono aiutare i propri dipendenti e clienti a investire in modo più produttivo in un futuro sostenibile. Presso Autodesk, stiamo esplorando numerosi programmi rivolti ai nostri dipendenti e clienti, per amplificare i loro contributi e le loro iniziative sostenibili.
Stiamo studiando il modo per aiutare i clienti a realizzare i loro obiettivi sostenibili (generazione di energia pulita con relative trasmissione e conservazione intelligenti, edifici ad energia quasi zero) attraverso l’automazione e la conoscenza della nostra tecnologia. A tal proposito, nei prossimi anni aumenteremo il nostro impegno economico per finanziare questo genere di ricerca, portandolo all’1% dei profitti.
Vogliamo anche rendere la nostra azienda a emissioni zero entro la fine del 2020, per soddisfare i criteri di tassazione delle emissioni di carbonio stabiliti dalla Banca mondiale. Questo significa usare i nostri stessi prodotti per rendere green i nostri uffici, lavorare con le energie rinnovabili sia negli uffici che nel cloud e stringere accordi con i clienti per progetti innovativi di compensazione delle emissioni di carbonio.
Tutti insieme, cittadini, governi e aziende di tutto il mondo possono creare un cambiamento significativo per mitigare gli impatti sul clima e assicurare prosperità per il futuro. Se eviteremo di farci prendere dal panico, la collaborazione porterà più progresso di quanto potrebbe fare chiunque lavorando da solo o in competizione con gli altri.