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È la fine del BIM così come lo conosciamo – Sei pronto per il BIM connesso?

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Curiosamente, accade che la tecnologia dei sensori, tra le meno costose in commercio, si prepari a ridefinire completamente l’edilizia, uno dei settori industriali più ampi al mondo.

I sensori sono dispositivi piuttosto semplici. Vengono collegati a uno strumento qualunque e ne misurano temperatura, umidità, luce, movimento o qualsiasi altro elemento che si vuole quantificare; analogamente limitata è la tecnologia GPS, in quanto indica soltanto il punto in cui è posizionato un oggetto.

Ma quando si combinano queste due tecnologie con la modellazione 3D nel cloud, non si ottengono più dei semplici dati grezzi. Anzi, si stabilisce una connessione in tempo reale – tra un cantiere fisico e il suo gemello digitale nel cloud – che apre la strada a un numero infinito di opportunità in termini di efficienza e gestione di progetto.

Questi tre elementi trasformeranno drasticamente le pratiche costruttive, inaugurando il BIM connesso: il Building Information Modeling (BIM) più la potenza del cloud. L’evoluzione del BIM è una necessità per affrontare le sfide crescenti cui deve far fronte l’industria delle costruzioni.

Rivoluzione BIM in edilizia

Secondo Fulvio Re Cecconi, Professore associato presso il Politecnico di Milano, il BIM rappresenta una rivoluzione e “il concetto è talmente maturo da essere frequentemente associato ad altre parole chiave nel settore delle costruzioni”. Non potrei essere più d’accordo. Innanzitutto, il settore dell’edilizia è enorme. Rappresenta il 6 percento del prodotto interno lordo (PIL) mondiale e impiega circa 200 milioni di persone.

La sfida maggiore è rappresentata dalla popolazione mondiale che sta crescendo e si sta spostando verso le metropoli. Oggi, tre miliardi e mezzo di persone vivono in città — entro il 2050, cioè solamente fra 30 anni, le città dovranno accoglierne altri due miliardi e mezzo. Soddisfare questa esigenza significa costruire quasi 1.000 edifici ogni giorno per i prossimi 30 anni.

Purtroppo, quella edile è una delle industrie meno preparate a fronteggiare questa sfida. La digitalizzazione è avvenuta a malapena: il rapporto McKinsey la colloca di poco prima dell’agricoltura e della caccia, dato che solo l’1,2 percento delle entrate viene destinato all’avanzamento tecnologico.

Alcuni governi stanno attuando un piano per rendere obbligatorio l’impiego della tecnologia BIM per razionalizzare e modernizzare i processi costruttivi. Per esempio, a partire dal 2016, nel Regno Unito per tutti i progetti pubblici è obbligatorio il BIM livello 2, mentre in Italia lo sarà dal 2019. Intanto però i professionisti – architetti, ingegneri e imprese – non hanno aspettato la legge per adottare il BIM.

Questo perché la produttività edilizia ha bisogno urgente di miglioramenti. Lo scorso anno, la società internazionale di consulenza manageriale McKinsey & Company ha riportato che i progetti per la costruzione di grandi infrastrutture “solitamente richiedono il 20 percento in più del tempo previsto e comportano una spesa superiore fino all’80 percento rispetto al budget”.

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Emergono due aspetti: il primo è che il BIM continuerà ad essere normalizzato. Il secondo è che molti leader di settore oggi tecnologicamente all’avanguardia faticheranno non poco per rimanere in prima linea.

In Italia, il 62,2% delle società di ingegneria appartenenti all’ OICE (Associazione delle organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica) ha già effettuato investimenti rivolti al BIM. Secondo il BIM Report Italia, sono cresciute le Pubbliche amministrazioni orientate all’utilizzo di questo modello. “Si stimano dei valori alla produzione per i progetti BIM superiore al miliardo di euro”.

Collaborazione e coordinamento basati sul cloud

I benefici reali del BIM connesso saranno più chiari in futuro, una volta che si riuscirà a intravedere in che modo il cloud e le tecnologie mobili consentiranno un’era di collaborazione completamente nuova. Oggigiorno, nei cantieri la comunicazione in formato cartaceo è ancora molto diffusa. Oltre alle evidenti inefficienze e ai costi enormi, il problema reale è che nel momento in cui i disegni vengono stampati, sono già superati.

Con l’uso delle tecnologie mobili per la gestione dei disegni in cantiere — grazie al tracciamento e l’aggiornamento delle informazioni continuamente in tempo reale — si svilupperà una fiducia intrinseca in chi all’interno del team ha fatto cosa, quando, dove e come. Tutto viene tracciato direttamente nel cloud per l’intero ciclo di vita del progetto.

Il BIM connesso inoltre favorisce la gestione del rischio nei progetti di costruzione, consentendo nel contempo una maggiore efficienza e una più elevata qualità. Permette di catturare migliaia di dati e di analizzarli per l’ottimizzazione dei progetti futuri.

Sarà possibile raccogliere dati utili a rilevare i ritardi nell’esecuzione del progetto, per esempio durante la realizzazione degli impianti elettrici e idraulici. Sarà possibile accorgersi se il ritardo dei lavori sia dovuto alla mancata consegna puntuale dei materiali o a un ordine sbagliato. Oppure se il lavoro, perfettamente eseguito nei tempi stabiliti, abbia seguito una sequenza priva di una corretta gestione delle interferenze tra i diversi team impegnati, generando proroghe. Un ritardo può implicare tantissimi fattori, ma, dati alla mano, sarà possibile rendersi conto di come migliorare la programmazione dei lavori idraulici ed elettrici in modo che l’intervento avvenga secondo la tabella di marcia — nell’ottica di rispettare le tempistiche dei futuri progetti.

Aggiungiamo RV e IoT

Un altro dei vantaggi del BIM connesso è che la collaborazione digitale apre le porte alla realtà virtuale (RV), che può sembrare una funzionalità fuori dal mondo finché non se ne vedono le applicazioni pratiche. Pensiamo al modo in cui vengono gestiti i processi decisionali e le modifiche via email. Ora immaginiamo di poter spiegare a un muratore cosa è necessario modificare in un cantiere nel contesto della realtà virtuale. Insieme con il muratore possiamo trovarci nella stessa ambientazione tridimensionale — un’esperienza completamente immersiva— e vedere le stesse cose, invece di spiegare cosa fare o di leggerlo in una email. Sono convinto che questo tipo di esperienze immersive in RV, una volta sperimentate, diventeranno rapidamente una modalità di comunicazione privilegiata.

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Ma è l’Internet delle cose (IoT) la tecnologia che saprà veramente ridefinire e ricontestualizzare il BIM. L’IoT libera le potenzialità delle prestazioni nei cantieri. Oggigiorno, possono esserci persone, macchine e materiali situati in loco o fuori sede, ma è difficile sapere in che modo queste cose vengono collegate e se sono efficienti.

Eppure una volta che i siti si saranno dotati di sensori di ogni genere, sarà possibile sapere dove e per quanto tempo si registra la maggiore affluenza di personale, in che modo vengono usate le macchine e se i materiali sono stati consegnati o posati in opera. Tutte queste informazioni saranno catturate e aggregate su una dashboard nel cloud. I megadati possono allora essere analizzati per cominciare a individuare le tendenze di ciò che funziona — o non funziona.

Una volta che questa tecnologia verrà usata su uno, dieci, cento o migliaia di progetti, sarà più chiaro ai soggetti interessati perché alcuni progetti filano lisci e altri no. Ma se si va oltre, l’esperienza diventa ancora più interessante. In Italia, aziende come Evolvea, o il progetto Si.S.Ca (“Sistema di Sicurezza Cantiere edile”) attualmente usano i sensori per catturare informazioni e mostrare i comportamenti di chi opera in cantiere.

In questo modo è possibile valutare, ad esempio, in che modo vengono portati i carichi o si salgono le scale e se queste attività vengono eseguite nella maniera più appropriata. Grazie all’uso di questi dati, è possibile effettivamente prevedere eventuali infortuni, studiando se gli operai tendono a piegarsi troppo o nel modo sbagliato per troppe volte. E, ancora, una volta studiati decine di migliaia di operai nel mondo, sarà possibile prevenire gli infortuni, addirittura prima che avvengano.

Se si pensa all’impatto di questa connettività su ogni singolo aspetto di un cantiere – migliorando l’efficienza, la sicurezza e i costi – non è più neanche questione di chiedersi se l’industria edile evolverà in quella direzione, quanto piuttosto di domandarsi in quanto tempo.

Informazioni sull'autore

Nicolas Mangon, vicepresidente di AEC, Business Strategy e Marketing di Autodesk, guida l’avanzamento globale del BIM, acronimo di Building Information Modeling, ossia una metodologia che consente ai professionisti dell'architettura, dell'ingegneria e delle costruzioni (AEC) di generare un modello digitale delle informazioni di un edificio. La missione di Nicolas Mangon è quella di condurre la trasformazione del comparto verso il BIM ed il cloud. Formatosi alla prestigiosa École Spéciale des Travaux Publics in Ingegneria civile e strutturale, Nicolas Mangon apporta una profonda competenza nello sviluppo continuo di soluzioni innovative rivolte al settore AEC.

Profile Photo of Nicolas Mangon, VP Autodesk - IT